venerdì, 1 Novembre 2024
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Museo dei cinque sensi

Il nuovo museo disegnato da Zhu Pei a Jingdezhen, in Cina,
sorge su un’area archeologica in cui sono stati rinvenuti alcuni dei pezzi in
mostra. Ha spazi suggestivi articolati attraverso cinque cortili e otto edifici
simili a cannocchiali, con volte diverse per dimensione e curvatura. Racchiude
sale espositive, un auditorium, libreria e sala da tè. Le superfici esterne si
riflettono in due specchi d’acqua e i visitatori amano osservare da qui il
lungo orizzonte delle rovine del forno imperiale. Abitare ha rivolto
all’architetto alcune domande sui principi che ispirano quest’opera.

Lei spesso parla di ‘architettura della natura’. A cosa
si riferisce esattamente?

Non al disegno del paesaggio o agli edifici green, ma a un
atteggiamento volto a esplorare i principi della natura sottesi
all’architettura. L’‘architettura della natura’ si lega ai concetti di
radicamento, in riferimento al clima e alla cultura di un luogo, e di
innovazione, ossia la creazione di nuove esperienze. L’Imperial Kiln Museum
cerca di riscoprire le radici di Jingdezhen sia nel suo clima, sia nella sua
cultura. D’estate la città è calda, umida e i suoi abitanti trovano conforto
nell’ombra e nella ventilazione naturale. Per questa ragione, da sempre
progettano vicoli stretti con tetti sporgenti e realizzano corti di piccole
dimensioni, sviluppate in verticale per favorire l’effetto camino. Prendendo
spunto da queste intelligenti soluzioni tradizionali ho impostato il museo su
otto volte ad arco, diverse per dimensione e curvatura, allungate in modo da
favorire la ventilazione naturale. E ho realizzato cinque corti interrate per
innescare l’effetto camino. A Jingdezhen i forni delle ceramiche e dei mattoni
sono anche luoghi della vita pubblica e della memoria culturale. Da qui la
scelta di dare alle volte del museo la forma delle fornaci e di rivestirle con
mattoni riciclati provenienti dalle fornaci dismesse, mescolati poi assieme a
quelli nuovi per riflettere la cultura costruttiva locale.


Il percorso che si snoda dal foyer al bookshop e alla sala da tè. (ph. Schran image)

Il Kiln Museum sembra capace di parlare ai sensi…

Attraverso spazio, luce, materiali, vento e suono questo
museo vuole stimolare i cinque sensi. Le otto volte hanno dimensioni, curvature
e profondità diverse; la luce cambia continuamente grazie ai cinque cortili
interrati e all’incessante fusione di interno ed esterno; l’odore dei mattoni
bruciati impregna gli spazi. Accarezzando le superfici si sperimenta il
contrasto fra le rugosità dei mattoni vecchi e nuovi; le lunghe gallerie
orizzontali e le corti verticali tessono un’installazione del vento; il suono è
prodotto dagli specchi d’acqua e dal crepitio degli alberi di bambù.

La sala da tè con l’apertura stretta e bassa che invita i visitatori a sedersi per godere la vista degli archi riflessi nell’acqua.

Un altro concetto che le sta a cuore è quello di
‘paesaggi della mente’. Ce lo spiega?

Sviluppato durante la dinastia Yuan, questo concetto esprime
l’idea che la rappresentazione non si limita alla raffigurazione del paesaggio
naturale, ma incarna al contempo la mente dell’artista. Le mie opere sono
‘paesaggi della mente’ perché non descrivono solo il rapporto tra architettura
e paesaggio, ma anche il paesaggio della mia mente coinvolta nel processo
creativo.

(ph. Schran image)

Tanti insegnamenti le arrivano dalla cultura
architettonica cinese.

Nella prima fase della mia carriera mi sono concentrato più
sulle idee innovative che sulle radici. Poi, nel contesto del cambiamento
climatico globale, mi sono reso conto che l’architettura deve diventare più
intelligente e lo può fare imparando dal passato e dalla natura. Questo è un
pensiero proprio della filosofia cinese.        


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