mercoledì, 1 Maggio 2024
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La chiatta di Le Corbusier

Costruita nel 1919 per il trasporto del carbone, la chiatta fluviale Liège fu acquistata dall’Esercito della Salvezza nel 1929 grazie alla volontà e all’impegno economico di due donne, Madeleine Zillhardt e Winnaretta Singer de Polignac. Polignac coinvolse Le Corbusier, proponendogli la trasformazione in ‘asilo flottante’ per i senzatetto.

I disegni originali di Le Corbusier per l’Asile Flottant (1929). (Courtesy Fondation Le Corbusier)

Nacque così la Louise Catherine, un ricovero temporaneo con circa 120 posti letto e un refettorio in cui l’architetto applicò i principi del Razionalismo negli ampi interni pilastrati, nelle finestre a nastro e nella copertura riletta come terrazza verde. Un ruolo di primo piano nel singolare progetto fu assunto da Kunio Maekawa, primo collaboratore giapponese di Le Corbusier.

Abbandonato nel 1995 per motivi di sicurezza e ormeggiato sulla riva sinistra della Senna, poco lontano dalla cattedrale di Nôtre-Dame, l’Asile è stato classificato nel 2008 ‘monumento storico mobile’ dal Ministero della Cultura, ma è purtroppo affondato nel 2018 durante l’esondazione della Senna vanificando un primo restauro promosso dalla Regione dell’Île-de-France.

L’Asile Flottant nel giugno 2017 dopo il primo restauro. (Courtesy Stirling Elmendorf)
L’Asile Flottant nel giugno 2017 dopo il primo restauro. (Courtesy Stirling Elmendorf)

La svolta decisiva si deve all’Architectural Design Association of Nippon (Adan) che in memoria di Kunio Maekawa si occupa dal 2008 della chiatta. Nell’ottobre del 2020 infatti grazie a una raccolta fondi Adan ha fatto riemergere l’Asile con lo scopo di restituirlo alla collettività nel 2022, grazie a un progetto franco-nipponico guidato da Shuhei Endo che si promette un restauro il più possibile fedele al progetto originale.

Le operazioni di salvataggio della chiatta (19 ottobre 2020) dopo l’esondazione della Senna del febbraio 2018. (Courtesy Adan)
Gli interni dell’Asile Flottant Louise Catherine prima del nuovo restauro. (Courtesy Frank Salama)

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