La Biennale di Architettura di Venezia sarà il primo grande evento a riaprire, il 22 maggio. Ce lo hanno assicurato il presidente Roberto Cicutto e il curatore di questa edizione che doveva essere aperta un anno fa, Hashim Sarkis. La pena e l’incertezza di questa crisi pandemica si sono rivelate per lui in un’incredibile occasione per mettere alla prova la rilevanza del tema che guida la mostra, Come vivremo insieme?. Una domanda che a suo tempo era certamente importante in campo architettonico, ma che a questo punto per molti assume un tono di speranzosa incredulità: Come, vivremo insieme?.
Sarkis risponde con l’ottimismo di una disciplina che, dice, «ci condanna ad accompagnare a ogni critica una soluzione». E affronta i dilemmi della segregazione abitativa, urbana, terrestre dalla dimensione più strettamente sociale fino a quella planetaria. I progetti in mostra agiscono livellando le differenze tra spazi, servizi, territori diseguali, oppure gettando ponti tra luoghi divisi, tra l’urbano e il rurale, tra gli esseri umani e gli altri viventi. Studiano popolazioni amazzoniche e si interrogano sulla corsa alle risorse su altri pianeti, propongono nuovi modelli di convivenza e sviluppano interazioni con il mondo delle api, dei funghi o con le correnti oceaniche per costruire sistemi di difesa naturale dagli elementi infuriati.
L’innovazione tecnologica è mobilitata al servizio dei processi progettuali, ma anche della produzione di immaginario, perché, tiene a sottolineare Sarkis, l’architettura è prima di tutto pensiero speculativo. Fino al 21 novembre 2021, dalle 10 alle 18, sarà possibile attraversare gli ampi volumi dell’Arsenale e dei Giardini per guardare le installazioni dei 114 partecipanti in concorso e i 62 padiglioni nazionali, diffusi come sempre anche nel centro storico di Venezia, e inoltre ricerche fuori concorso, collaborazioni con la Biennale Danza, mostre satellite e un denso programma di incontri.
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