giovedì, 25 Aprile 2024
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Micro-torre a Parigi

«Studio le antiche case della Fiandra; ne disegno lo schema ideativo;capisco che si tratta di una casa di vetro», scriveva Le Corbusier per introdurre la Maison Citrohan, un tipo di casa unifamiliare che, partendo dal confronto con la tradizione costruttiva della residenza medievale, ne assumeva i principi reinterpretandoli in chiave moderna con l’obiettivo di definire un nuovo modo di abitare. Virginie Jacquier e David Lovera dello studio parigino Ajile architectes compiono un’operazione analoga confrontandosi con gli stessi vincoli: un lotto stretto e abbastanza profondo e la necessità di uno sviluppo in altezza di un edificio che potrà prendere aria e luce esclusivamente dai due fronti affacciati su strada.

Maison Bergeyre è il progetto
che Ajile ha realizzato nel 19° arrondissement di Parigi, nel quartiere da cui
ha derivato il proprio nome. Butte Bergeyre è un insediamento piuttosto
recente, realizzato all’inizio del XX secolo lungo i declivi di una collina
caratterizzata dal verde dei giardini. Qui, sulla sommità dell’altura, in un
lotto largo 4,5 metri e profondo circa il doppio, aperto sui lati nord e sud
verso due strade che corrono a quote diverse assecondando la geografia del
sito, è stata ultimata una casa di sette livelli destinata a una famiglia
composta da quattro bambini e dai due genitori.

La facciata su rue Philippe Hecht. (ph. Cécile Septet)

Analogamente a quanto accade
nella casa gotica di Le Corbusier, anche questo progetto si costruisce – e si
comprende – osservandone la sezione: luoghi diversi si affacciano l’uno
sull’altro attraverso un sistema di connessione verticale pensato come una
sorta di nastro che si srotola dall’alto verso il basso. È dalla quota di
ingresso che è possibile leggere la complessità di una composizione il cui
obiettivo è quello di costruirsi come un volume unitario aperto sul panorama
della città. L’ingresso, a sud, avviene dalla strada più alta e introduce a una
sorta di vestibolo illuminato, verso nord, da una grande apertura affacciata
sul giardino sottostante su cui si apre il soggiorno a doppia altezza.

La cucina. L’arredo è stato in gran parte progettato su misura. (ph. Cécile Septet)

Dal piano terreno partono due diverse scale: una rampa in linea che
scende al living, e una scala elicoidale
che si snoda attraverso la sezione
dell’edificio legando i tre livelli della zona giorno (ingresso, soggiorno e
cucina) con la zona notte. Il quarto e quinto livello sono infatti riservati
alle piccole camere dei bambini e a uno spazio flessibile che, oltre ad
accogliere la scala, di volta in volta può essere utilizzato in modi
differenti. La scultorea elica della scala prosegue fino al sesto livello,
sbarcando all’esterno su una terrazza che affaccia verso sud e collegando il tetto-terrazzo
della quota superiore. L’accesso alla camera dei genitori avviene invece dal
piano inferiore attraverso una semplice rampa in linea.

La camera dei genitori, al sesto livello, si apre su una terrazza, dalla quale si accede all’ultimo piano della casa, attrezzato con tavolo da pranzo e divani. (ph. Cécile Septet)

Alla complessità di una
composizione in grado di sfruttare ogni centimetro (anche gli arredi sono tutti
realizzati su disegno), si accompagna una
ricerca molto accurata sui metodi di costruzione
: la fondazione di
micropali alti 18 metri risolve i gravi problemi di un terreno instabile e
l’impiego di mattoni di legno garantisce non solo la leggerezza dell’edificio,
ma anche il suo isolamento ottimale.

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